mercoledì 27 febbraio 2013

MARCO ROVELLI: "LA SINISTRA CLASSICA E' TRAPASSATA, OCCORRE UN DIALOGO CON IL MOVIMENTO 5 STELLE"


Marco Rovelli, scrittore, è stato uno dei promotori di «Cambiare si può», l'appello alla costruzione di una sinistra autonoma, basata su pratiche reticolari e dal basso, che è stata soppiantata dalla pratica leaderistica e verticistica che ha portato alla formazione della lista Ingroia. «Avrebbe dato un segnale forte, ovvero che la sinistra aveva compreso il salto epocale che stiamo vivendo. Ma i dirigenti della sinistra classica non sono all'altezza di questo trapasso. E infatti loro sono trapassati».

Credi che la vittoria di Grillo imponga un ripensamento della sinistra?
Questa esigenza c'era indipendentemente da Grillo. E credo che anche il movimento5stelle si trasformerà nel prossimo futuro.


Che cosa te lo fa credere?
Fino ad oggi il luogo di espressione di questo movimento è stata la rete. E quella rete si concentra in un luogo geometrico che è il blog di Grillo. Una volta che il movimento si presenta e si rappresenta fuori dalla rete, che prenderà corpo, comincerà inevitabilmente ad acquisire una sua identità. Credo che sia naturale, del resto. Un piccolo esempio, il sindaco di Parma Pizzarotti ha posto delle condizioni, si è preso l'autorità di dire che tenderanno la mano al pd per un governo di transizione a certe condizioni;: legge elettorale, costi della politica e una revisione del patto di stabilità. Non credo che si sia consultato con Grillo, Pizzarotti dice che sono mesi che non sente grillo, e probabilmente è vero.

Per quello che si conosce di questo movimento, ritieni che riuscirà ad emanciparsi dal controllo di Grillo e Casaleggio?
È possibile. In ogni caso questo conflitto non dobbiamo pensarlo secondo la forma partito che è decisamente obsoleta e mi sembra sia stata superata da M5S. Loro fanno politica da molto prima di oggi, non ho mai creduto che la loro fosse antipolitica, una categoria che trovo vuota. Se la forma è sostanza, allora possiamo dire che questo movimento ha intercettato una questione profonda: l'esigenza di una democrazia diretta.

Come potrà questa democrazia diretta conciliarsi con il ruolo di un Capo?
Credo che la centralità del caudillismo di Grillo – il quale ha detto cose terribili, in passato, sull'immigrazione, sui figli dei migranti nati in Italia a cui non vogliono riconoscere la cittadinanza – ci abbia impedito di guardare bene cosa si muove dietro e sotto Grillo, nel movimento. Certo, sembrano rifiutare qualsiasi eredità del passato, ma molti temi vengono dalla sinistra dei movimenti. E talvolta dimostrano un certo fanatismo, che però è una caratteristica dei movimenti anti-sistema in formazione. Non era fanatici i comunisti agli occhi dei non comunisti? Dobbiamo comprendere che cosa si muove nelle loro dinamiche, al di là di un loro uso di alcune categorie politiche che non ci convincono, come il loro negare in maniera così insistita qualsiasi cattura categoriale tra «destra» e «sinistra», o andare oltre il «razzismo» e l'«antirazzismo», un'affermazione insensata con tutta evidenza. Secondo me questo manifesta l'ossessione di volere manifestare continuamente l'essere oltre una una politica che non gli appartiene più. Confrontiamoci con loro, come già avviene del resto, per fare un tratto di strada più o meno lunga, lo vedremo. Dobbiamo metterli alla prova, vedere chi sono, come agiranno in parlamento e anche fuori dal parlamento. Concedergli un'apertura di credito riconoscendo affinità, che sono tante, senza negare le divergenze che ci sono. Non giudichiamo perché non parliamo lo stesso linguaggio.

Qual è la responsabilità della sinistra?
Dobbiamo chiederci perché non siamo stati noi a esprimere quelle istanze sociali, che si esprimono adesso in quel consenso ma che fanno parte della nostra storia. Basta scorrere il loro programma: il reddito di cittadinanza, il no alle grandi opere, i beni comuni, il ripristino dei fondi tagliati a scuola e sanità, la lotta alla precarietà. Dopodiché, e queste sono le contraddizioni del populismo, ci sono anche proposte liberiste, la meritocrazia, alcuni accenti contro i dipendenti statali che contrastano con l'idea di volere rilanciare lo stato sociale e la scuola.

C'è anche la sparata sui sindacati...
Io credo che Grillo si riferisca all'esperienza di questi sindacati che non garantiscono milioni di giovani precari. Ma appunto, sono le contraddizioni di quella retorica. Per non scontentare nessuno, restano sul vago, ma poi bisogna fare un'analisi di classe e dire come finanzi il reddito di cittadinanza. Grillo fa un'analisi di classe schematica, per lui ci sono due blocchi sociali contrapposti. C'è un blocco sociale composto da milioni di precari che non hanno futuro, tra cui ci sono tutti gli esclusi, gli esodati i pensionati da fame, i piccoli e medi imprenditori. Non ha tutti i torti quando dice che la piccola impresa è stata lo strumento di accumulazione della ricchezza della media e grande impresa negli ultimi 20 anni, individua una realtà. Ma il blocco che intende mantenere lo status quo, «tutti quelli che hanno passato indenni la crisi», rappresenta il soggetto che ha beneficiato della ricchezza negli ultimi 20 anni? E chi c'è dentro? I dipendenti statali che attacca con un liberismo alla Brunetta. Non ci sono tra loro anche chi dovrebbe rilanciare lo stato sociale o la scuola che vuole rifinanziare? Insomma se c'è una nebbia va diradata, e sta anche a noi farlo. Bisogna confrontarci nelle pratiche reali, dal punto di vista costituente, perché quando i movimenti affermano le loro pratiche è possibile uscire dalle ambiguità della politica.

Non si rischia di venire fagocitati da Grillo, o meglio dalla sua macchina discorsiva?
Bisogna ripartire da un percorso che fa leva sulla storia di chi viene dalla sinistra dei movimenti per porre un punto di vista autonomo e mettere a disposizione la cultura politica degli strumenti di analisi. Da questa posizione bisogna confrontarsi con questo movimento che ha intercettato quello che noi non siamo stati in grado di intercettare.

Perché non siamo stati capaci?
Per un deficit di pratiche e forse perché non c'era nulla che potessimo fare, forse perché la rivoluzione del postfordismo e del capitalismo liquido ci ha sopraffatto e smembrati, e ci ha sommerso. Non sempre le cose accadono per una responsabilità personale a volte accadono perchè non hai le forze per opporti. Io vedo un gruppo sociale in formazione che sta elaborando un suo lessico. Ciò non toglie che la molteplicità dei movimenti continuerà, e avrà senz'altro la forza di essere autonoma dai 5 Stelle che sono un movimento politico finalizzato alla conquista delle istituzioni. Non si tratta di confluire nel loro mare, ma di dialogare con loro. La cultura dei movimenti, e la sua autonomia, potrebbe essere necessaria per non fare sprofondare questo movimento nel qualunquismo.  La maggior parte delle persone che ho intercettato sono persone che vengono dalla sinistra, che hanno attraversato le sue realtà 
che hanno abbandonato perché li hanno delusi.

Roberto Ciccarelli

(da Il Manifesto 27 febbraio 2013)

2 commenti:

  1. Bel articolo, concordo e sono un simpatizzante M5S. Ho votato per la prima volta dopo anni. Spero però se no non voterò mai più, che il M5S non dà la fiducia, significherebbe un tradimento del mio voto. Sono nato all'estero e pretendo il redito di cittadinanza come mezzo di crescita e non come assistenza

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  2. Tantissimi anni fa esisteva un libro "trattato di cultura marginale" Era un termometro dei vari, allora chiamati "Moviment" Essenzialmente idee di grandi professori universitari internazionali,che hanno prodotto i Provos in Olanda, figli dei fiori ed altri in tutti i paesi del mondo, diluiti e assorbiti dalla società come sappiamo.
    Oggi nel mondo esistono movimenti non incasellabili, dai movimenti di rivolta nel vicino oriente,99%, occupy wall st. oppure new aga; tutti movimenti che chiedono dignità di esistenza su questo pianeta, liberi dal modello di vita imposto.(sfruttamento indiscriminate della terra e dell'umanità)
    Gente informata, consapevole di tutto quanto succede intorno a loro in tempo reale.
    M5S ha capito e usato i nuovi mezzi di comunicazione, come le radio libere di un tempo,usando un buon mezzo e un buon spicher è riuscita a creare consenso e coinvolgimento.
    Ora il nodo da sciogliere è sapere chi prende decisioni? Chi ha ideato il meccanismo o la rete dei cittadini eletti in M5S?

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