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giovedì 1 ottobre 2015

L’ULTIMA CORVEE SI CHIAMA «BARATTO AMMINISTRATIVO»

Marco Bascetta

Lavoro gratuito. Se si ammette lo scambio diretto tra il lavoro e un debito che non può essere pagato, si attenta alla libertà della persona. Come nella Francia. Prima della rivoluzione. Capita oggi con lo «Sblocca Italia»

La macchina infernale del lavoro gratuito, saldamente piantata nel cuore del sistema-paese, si va arricchendo di un settore molto promettente nella sostituzione di quello retribuito, a vantaggio delle amministrazioni comunali.

Si tratta del cosiddetto «baratto amministrativo», fondato sull’articolo 24 del decreto Sblocca-Italia. Si prevede che singoli e associazioni possano proporre interventi, «pulizia, manutenzione, abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso con finalità di interesse generale», in cambio di sconti fiscali.

Con una interpretazione alquanto estensiva, per non dire capziosa di questa generica norma, diverse amministrazioni comunali vi hanno scovato lo strumento per recuperare crediti fiscali altrimenti inesigibili. Tra i primi a sperimentare questa strada fu un comune della provincia di Novara che aveva offerto a un cittadino in arretrato con la Tasi e il canone di affitto di un appartamento comunale di sdebitarsi svolgendo gratuitamente lavori di manutenzione. L’episodio fu prontamente celebrato su diversi organi di stampa come edificante esempio di collaborazione tra cittadini e istituzioni pubbliche, come nuova forma di partecipazione, sia pure non proprio volontaria, ai bisogni della collettività.

venerdì 31 gennaio 2014

GRILLO, CASALEGGIO E LA DEMOCRAZIA DEL CLIC!

Il movimento 5 Stelle è il braccio politico-elettorale di un complesso aziendale, Beppe Grillo e la Casaleggio & Associati, che ha come obiettivo il profitto. Nel pamphlet Clic! Grillo, Casaleggio e la demagogia elettronica (Cronopio, pp. 150, euro 12,50), Alessandro Dal Lago spiega che non si tratta solo di un profitto monetario, anche se i guadagni del blog di Beppe Grillo sembrano cospicui, bensì di un valore pregiatissimo nella politica contemporanea: l’influenza e dunque il consenso. 
 
Per Dal Lago la tecnica M5S per conquistare il consenso è ispirata ad un’antica formula filosofica: la complexio oppositorum. In logica questa espressione, immortalata da Carl Schmitt in un saggio sul cattolicesimo, significa “aggregazione degli opposti”. Nella pratica quotidiana dei 5 stelle essa permette di mantenere sullo stesso piano un discorso sulla No Tav o sul “reddito di cittadinanza”, temi di “sinistra”, e la xenofobia anti-immigrati, tema di “destra”. La conquista dell’influenza avviene a costo della cancellazione della contraddizione politica destra contro sinistra (“sono solo congetture”, dice l’inno dei 5 Stelle) e a favore dalla contrapposizione tra il bene (il “popolo”) contro il male (la “casta”). 

giovedì 16 gennaio 2014

UNA LARGA INTESA SUL REDDITO MINIMO GARANTITO


Nella Cgil è in atto una battaglia decisiva in vista del congresso che si terrà a maggio. Nei congressi territoriali iniziati da pochi giorni si discuteranno sette emendamenti al documento unico proposto dalle componenti della confederazione. Quella che viene indicata come la sinistra interna del sindacato di Corso Italia, la Fiom di Maurizio Landini, la Flc (scuola, università e ricerca) di Domenico Pantaleo e l'area “lLavoro e società” ne hanno proposti due insieme.

Il primo è sulla riforma Fornero: si chiede di ripristinare i 40 anni di contributi per andare in pensione a 60 anni e riduzione dell'età pensionabile per i lavori usuranti. Nel testo viene denunciata “l'irrilevanza della protesta” contro la riforma approvata nel 2012. Il secondo è ancora più importante: si chiede alla confederazione di battersi a favore dell'istituzione di un reddito minimo garantito in Italia, unico paese europeo insieme alla Grecia a non prevederlo “per chi si trova in uno stato di disoccupazione, inoccupazione”, utile anche a “integrare il reddito di chi ha un lavoro povero e una pensione molto bassa”.

mercoledì 27 novembre 2013

CHE COSA SIGNIFICA LA LOTTA PER IL REDDITO IN ITALIA [INTERVISTA]

L’italia, insieme alla Grecia, è l’unico paese nell’Europa a 28 a non aver ancora introdotto alcuna forma di sostegno al reddito. Fin dal 1992 l’Europa incoraggia i propri membri ad adottare misure analoghe in contrasto alla povertà.  Il tema torna alla ribalta in Italia grazie al M5S, ma nel parlamento italiano giacciono altre due proposte, una del PD e una di SEL, che recepisce una legge di iniziativa popolare frutto di un percorso che ha visto coinvolti 170 tra movimenti ed associazioni

ASCOLTA L'INTERVISTA A GIUSEPPE ALLEGRI:

sabato 23 novembre 2013

BIN: PER IL REDDITO MINIMO OCCORRE UNA «LARGA INTESA»


Dinanzi all’immobilismo sulla questione sociale dimostrata dalle larghe intese attualmente al Governo diviene urgente promuovere una «larghe intesa sociale e politica» per introdurre un reddito garantito in Italia: qui e ora.

Inutile insistere sulla cruda realtà delle statistiche: un quarto della popolazione sospesa tra esclusione e marginalità sociale, un tasso di disoccupazione giovanile al 40%, circa tre milioni di disoccupati, per non considerare i milioni di «scoraggiati» che neanche si affacciano più al «mercato del lavoro», tutte e tutti senza alcuno strumento di sostegno al reddito.

lunedì 18 marzo 2013

GRILLO E A CAPO


Lo stordimento che regna a sinistra – tra gli astenuti, i movimenti e nella “società civile”, tra gli elettori Pd-Sel, insomma milioni di persone – deriva da un'illusione: il successo elettorale contro la “Casta” di Grillo avrebbe realizzato tutto quello che non ha fatto la “sinistra” da Genova a oggi: per non risalire agli anni '80 del Novecento. Per chi ha urlato nelle piazze “non ci rappresenta nessuno”, così come per chi per ben altre ragioni ha sbavato per anni per ritornare in parlamento, questo è uno choc.

Grillo ha dimostrato che non occorre la magniloquenza per fare qualcosa di modesto: amministrare un sistema fallito. Il suo anti-parlamentarismo opera in parlamento e nelle istituzioni affinché il sistema non imploda su se stesso, corregga le sue aberrazioni, ristabilisca una razionalità e l'equità. In attesa che guadagni il 100% dei consensi – c'è dunque tempo – si può al momento dire che il grillismo è il sintomo di una vacanza politica che dura già da anni. E la sua opposizione al sistema non permetterà la formazione di un governo capace di amministrare la crisi per salvare un sistema marcio.

Il Movimento 5 stelle (M5S) è anche l'espressione della condizione del quinto stato contemporaneo, e della sua richiesta si sicurezza sociale. I suoi voti provengono anche da sette milioni di esseri umani in carne ed ossa, lavoratrici e lavoratori flessibili, intermittenti, autonomi, confinati nel lavoro servile e impoverito, e dei milioni over-40 e 50, disoccupati, inoccupati, sottoccupati, precariamente occupati e Neet. Sono persone vessate, impoverite, ricattate, subiscono insopportabili costi individuali, previdenziali e assistenziali, in assenza di concrete prestazioni sociali. E senza governo.

La consapevolezza di questa situazione è avvertita anche nel sindacato. Ne abbiamo discusso nella presentazione alla Fondazione Brodolini di Roma del libro In-flessibili. Guida pratica della CGIL per la contrattazione collettiva inclusiva e per la tutela individuale del lavoro di cui ha già parlato Sergio Bologna. Diamo per un momento credito all'idea che sia in atto un ripensamento dentro una parte della CGIL. Ammesso che sia vero, pensiamo che ci siano persone nel sindacato con le quali concordare almeno sull'individuazione di un nemico comune: non la casta dei politici, dei sindacati, dei banchieri, ma le loro politiche.

sabato 2 marzo 2013

WU MING: "GRILLO PROSPERA SULLE MACERIE DEI MOVIMENTI RADICALI"


Quella di Grillo è una strategia diversiva. Serve a spingere l'«indignazione», tanto celebrata nelle acampadas spagnole o negli Occupy americani, lontano dalle piazze italiane. Più la crisi diventa feroce e più le scariche di risentimento vengono fatte confluire in un comodo format, quello del blog del Capo dei Cinque Stelle che solletica il giustizialismo giacobino contro la «casta» e le sue maschere.

Per Wu Ming, il collettivo dei cinque scrittori (oggi quattro) autori di Q, (come Luther Blissett), 54 e Altai, il movimento 5 stelle ha inquadrato le energie potenziali di una rivolta contro l'austerità in una gabbia discorsiva che fa la parodia del conflitto politico, lasciandolo amministrare da «un'organizzazione settario-aziendale» (la Casaleggio&Associati) e dalla guida simbolica di Beppe Grillo. Per loro il radicalismo pentastellato «amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia». 

La tesi esposta con determinazione in un articolo sul sito di Internazionale, è stata ampliata su «Giap», l'influente blog dei Wu Ming, interrompendo il silenzio attonito dei movimenti che hanno attraversato l'ultimo decennio, da Genova alle campagne sui beni comuni.

giovedì 28 febbraio 2013

LA SINISTRA E' MORTA, SOLO UN GRILLO LA POTRA' SALVARE?

L’affermazione del Movimento 5 Stelle annuncia la scomparsa della sinistra in Italia. Non di quella “radicale”, già spazzata via dalla rivolta del 2008, quando all’incirca 2 milioni di persone si rifiutarono di votarla, azzoppando per sempre l’ala sinistra, un miscuglio di ingraismo, comunismo terzinternazionalista, nostalgici del PCI, sindacalismo di base: quella che non ha voluto aderire alla “cosa” degli Occhetto-D’Alema-Veltroni-Bersani.

E’ stato colpito duramente il blocco sociale maggioritario dell’ex partito comunista, e la sua rappresentanza politica, quella trascolorata nelle varie sigle. Nel prossimo biennio la parte residuale del “comunismo” all’italiana – tosco-emiliano – cioè il blocco della moderazione politica che gestisce l’economia delle banche e delle cooperative e le istituzioni di tre regioni, o poco più, non solo dimezzerà i suoi voti, ma rischia di perdere il diritto a rappresentare come partito quella parte residuale della società sindacalizzata, garantita, ridotta a poco più della rappresentanza di un’élite.

mercoledì 27 febbraio 2013

MARCO ROVELLI: "LA SINISTRA CLASSICA E' TRAPASSATA, OCCORRE UN DIALOGO CON IL MOVIMENTO 5 STELLE"


Marco Rovelli, scrittore, è stato uno dei promotori di «Cambiare si può», l'appello alla costruzione di una sinistra autonoma, basata su pratiche reticolari e dal basso, che è stata soppiantata dalla pratica leaderistica e verticistica che ha portato alla formazione della lista Ingroia. «Avrebbe dato un segnale forte, ovvero che la sinistra aveva compreso il salto epocale che stiamo vivendo. Ma i dirigenti della sinistra classica non sono all'altezza di questo trapasso. E infatti loro sono trapassati».

Credi che la vittoria di Grillo imponga un ripensamento della sinistra?
Questa esigenza c'era indipendentemente da Grillo. E credo che anche il movimento5stelle si trasformerà nel prossimo futuro.

mercoledì 7 novembre 2012

GRILLO: LA PRECARIETA' DIVENTA UN REALITY SHOW POLITICO

La televisione uccide, il talk show crea zombie. Il boicottaggio di Beppe Grillo contro la televisione, è una verità nota dai situazionisti. La trasformazione del candidato, del consigliere o dell'aspirante politico in erba in politico di professione, nell'immagine dell'esperto in verità pubbliche, o curatore degli interessi politici della comunità, è una finzione da sanzionare. E giù insulti, bavagli, improperi e diffide contro trasmissioni come Agorà, Ballarò. Grillo ha stilato anche un decalogo sulle regole della visibilità:

Stupisce che una regola così ferrea contro la produzione di visibilità sia stata stabilita da una creatura eminentemente televisiva come l'autore della migliore satira politica televisiva nell'epoca dell'infotainment critico e militante. E' una legge inflessibile che ha però compreso il segreto della società dello spettacolo integrato. 

Come spiega Giuliano Santoro in un libro acuto sul "populismo digitale" del Movimento 5 Stelle (Un grillo qualunque, Castelvecchi, pp.176, euro 16), rispetto al situazionismo il grillismo usa l'invisibilità, il silenzio, l'idea del candidato senza volto (televisivo) come arma per alimentare l'attesa di un messaggio messianico, creando una suspense narrativa che esalta la connessione diretta ("sentimentale" direbbe Gramsci) tra il leader-attore e il suo "popolo". Un popolo ridotto all'audience del reality-show politico dove è possibile far sognare la notorietà a persone che non provengono dal professionismo politico. Favia, Salsi e le mille presenza dimezzate senza storia regolarmente create, sanzionate e insultate dalla potente macchina semiotica della ditta Grillo-Casaleggio rivelano una doppia strategia.