Giuseppe Allegri
Sono tre le proposte in parlamento, e molta la confusione prodotta dalle forze politiche sul reddito minimo o il reddito di cittadinanza. Questo non aiuta l'opinione pubblica a capire di cosa si parla. Ma alla base manca la volontà politica per una legge sul reddito minimo.
***
In queste ultime settimane sembra di assistere a una primavera per il reddito garantito, minimo, di cittadinanza, di dignità, che dir si voglia. Qui in Italia, l'unico Paese della «vecchia Europa», insieme con la Grecia, che non ha questa misura universalistica nel proprio sistema di Welfare. E nonostante la stessa (fantomatica?) Europa ce lo chieda dal 1992, con la Raccomandazione 92/441/CEE.
Così oggi ci saranno i 19 chilometri di marcia Perugia-Assisi per il reddito di cittadinanza, promossa dal Movimento 5 Stelle, in sostegno del loro progetto di legge, incardinato al Senato da qualche mese, insieme con la proposta sul reddito minimo garantito presentata da Sel. Mentre da giorni sul sito del leader pentastellare Beppe Grillo c'è una «marcia virtuale», sempre per il reddito di cittadinanza, che curiosamente riprende la grafica usata oramai un decennio fa per una MayDay parade. Verrebbe da scomodare Giambattista Vico e Friedrich Nietzsche, piuttosto che la tanto sbandierata innovazione creativa. O forse il Karl Marx della ripetizione della storia come farsa. Rischiando di sprofondare tutti nel ridicolo.
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sabato 9 maggio 2015
sabato 23 novembre 2013
BIN: PER IL REDDITO MINIMO OCCORRE UNA «LARGA INTESA»
Dinanzi all’immobilismo sulla questione sociale dimostrata dalle larghe intese attualmente al Governo diviene urgente promuovere una «larghe intesa sociale e politica» per introdurre un reddito garantito in Italia: qui e ora.
Inutile insistere sulla cruda realtà delle statistiche: un quarto della popolazione sospesa tra esclusione e marginalità sociale, un tasso di disoccupazione giovanile al 40%, circa tre milioni di disoccupati, per non considerare i milioni di «scoraggiati» che neanche si affacciano più al «mercato del lavoro», tutte e tutti senza alcuno strumento di sostegno al reddito.
giovedì 7 marzo 2013
L'AMO PD LANCIATO A GRILLO E' ARCHEOLOGIA PRODIANA: IL REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO
Qualunque sia l’esito dell’offerta del Pd al Movimento 5 stelle, che ha già escluso qualsiasi accordo tra mille «finte» aperture, una cosa è certa: il reddito di cittadinanza, nemmeno nella sua versione light di «reddito minimo», non sarà mai oggetto di discussione in un «governo di minoranza» targato Pd-M5s.
CONTINUA A LEGGERE: L’amo Pd lanciato a Grillo è archeologia prodiana: il reddito minimo di inserimento
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sabato 2 marzo 2013
IL REDDITO DI CITTADINANZA CHE PD, SEL E GRILLO NON VEDONO
Avere costretto il Pd a inserire al punto otto del miniprogramma «per un governo di emergenza» gli «interventi urgenti per l’occupazione» è un altro segno delle possibilità che la crisi, economica e istituzionale, stanno regalando al nostro paese. La dizione è vaga, ma quello della chiarezza programmatica non è mai stato un dono degli ultimi eredi del Pci. Basta leggere l’intervista rilasciata ieri a Repubblica da Pierluigi Bersani che farfuglia qualcosa a proposito di «sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali». Tanto per essere chiari: il reddito di cittadinanza non è un ammortizzatore sociale. È una misura di tutela universalistica delle persone, e non solo dei lavoratori con contratto da dipendente o da precario. Una differenza sconosciuta al segretario Pd, e ai suoi solidi convincimenti lavoristici, ma forse non agli alleati sellini di Nichi Vendola. Continua a leggere Il reddito di cittadinanza che Pd, Sel e Grillo non vedono
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sabato 12 gennaio 2013
REDDITO: IL "MINIMO" CHE MANCA NELL'AGENDA
Salario o reddito? La differenza ignota ai ceti dirigenti italiani. La differenza tra il "salario minimo sociale e legale", invocato da Jean-Claude Juncker, e il reddito minimo è che il primo si rivolge ai lavoratori dipendenti contrattualizzati, il secondo è una misura universale rivolta ai cittadini: CONTINUA
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