Una riforma nel segno del compromesso storico
tra Lega Coop e Compagnia delle opere. Per eliminare l' "apartheid" tra
garantiti e non garantiti si cancellano i diritti di tutti. Non si
tratta di dare lavoro, purché sia, ma di interrogarsi sul suo senso per
le persone e per l'intera società
Debunking Renzi&Cgil. Precario, non so chi sei. La scenetta di Crozza, la camicia bianca e la truffa del JobsAct. La "precarietà" non serve a descrivere cos'è il lavoro e nemmeno perché esistono i precari. Che non hanno voce. Se non quella degli altri.
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Crozza interpreta Camusso e Landini per dimostrare che la Cgil non ha MAI fatto nulla per i precari. Se non hai il tornio o la tua blu, NON SEI COME UN OPERAIO. Se sei un call center operator, un account per una start up, un web developer, allora sei nulla. Non sei un "lavoratore", o meglio un SALARIATO. Ed è inutile che ti rivolgi al sindacato, non sei degno della sua tessera. Non sei un cittadino. La Cgil (e tutti i sindacati) considerano il lavoro salariato come l'unica forma di attività riconoscibile e quindi remunerabile.
Il modello
Farinetti raccontato da dentro, un’inchiesta vecchio stile scritta dai
lavoratori. La gestione del personale al tempo del Jobs Act: non serve
licenziare, basta non rinnovare
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Il talento di Oscar Farinetti, patron di Eataly, è quello di far parlare di sé. L’imprenditore considerato vicino al presidente del Consiglio Matteo Renzi, ci è riuscito un’altra volta quando ha assicurato che «l’articolo 18 va bene così com’è». Apparentemente sembra avere preso le distanze dall’osmosi con Renzi e la maggioranza del Pd, impegnati nella crociata anti-sindacale sulla norma più simbolica, e meno frequentata, del diritto del lavoro italiano.
Converrà chiamare “Riforma Damiano-Treu” il Disegno di legge sul “mercato del lavoro” attualmente in discussione alla Camera dei Deputati e comunemente definito “Riforma Monti-Fornero”, soprattutto dinanzi all'inspiegabile urgenza di una sua approvazione a tappe forzate, che i due parlamentari del PD, Relatori della legge, l'uno – Tiziano Treu – al Senato, l'altro – Cesare Damiano – alla Camera, hanno sapientemente inserito nelle corsie preferenziali di lavori parlamentari altrimenti immobili e rissosi.
«Devo arrivare al Consiglio europeo del 28 giugno con la riforma del mercato del lavoro, altrimenti l'Italia perde punti». Quella riforma del Welfare «presto verrà rivalutata anche da coloro che, pur avendola confezionata partecipando alle consultazioni, ora la criticano». Così si è espresso, lapidario e proverbiale, il Premier di unità nazionale Mario Monti lo scorso sabato 16 giugno, ospite de “La Repubblica delle idee”.
Evidentemente dicono molte verità queste due affermazion:
Da una parte la consapevolezza che l'unica “riforma” che questo Governo agonizzante può incassare è quella sul “mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, come recita il DdL presentato mesi fa al Senato da Fornero e Monti. Sembra un titolo beffardo per un Paese che entra nel quarto trimestre consecutivo di recessione, in cui l'unica cosa che cresce è la disoccupazione, prossima all'11%, mentre quella giovanile è già intorno al 35%. Sicuramente è un successo assai misero per una maggioranza governativa da grande coalizione, chiamata ad approvare “riforme di struttura” e “salvare il Paese”.
Dall'altra la certezza che le parti sociali - il patto dei produttori, di sindacati confederali e Confindustria – hanno contribuito attivamente in sede di mediazione parlamentare del testo (soprattutto tramite il Relatore al Senato, l'on. Tiziano Treu e la sua sapiente mannaia taglia-emendamenti) ed ora fingono – invero in modo assai timido – un'opposizione di facciata, dinanzi al precipitare delle condizioni di vita e sopravvivenza delle persone, ancor prima di poterle pensare “forza lavoro”.
"Lo scontro sull’art. 18 non è una politica per lo sviluppo, è una scena di simmetriche ipocrisie [...]. Si parla di stabilizzazione, si parla di contratto unico, ma perché nessuno parla dei working poor? Si parla di disoccupati, ma perché nessuno parla degli occupati che stanno certe volte peggio dei cassaintegrati? Perché chi lavora per far rispettare i suoi diritti deve sempre ricorrere alla magistratura? ".(Pubblicato sulla Newsletter Lab21)
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E’ finito il tempo in cui tutta la crisi del paese si poteva addossare alle responsabilità della Lega e del Cavaliere. E’ finito il Grande Alibi con il quale certi partiti e grandi organi di stampa hanno vissuto, o vegetato, coprendo le loro responsabilità storiche con le immagini marionettistiche o truci di Bossi e Berlusconi. Adesso stanno lì, mezzi nudi, e la loro pochezza è sempre più visibile. Cercano di fare un po’ lo stesso giochetto con il governo Monti, ci provano, ma è più difficile, lo hanno voluto loro, lo ha confezionato il Presidente. Come si può sconfessare una cultura, propria di quella generazione di ex comunisti, che ha sempre visto il nemico a sinistra e considerato alla stregua dell’eversione le espressioni di autonomia di pensiero che si fanno rappresentanza?