Il quarto stato di Giuseppe Pelizza da Volpedo è in mostra nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze dal primo al 30 giugno 2022. Acquisito dal Comune di Milano nel 1920, grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco socialista Emilio Caldara, Il quarto stato è stato esposto a Palazzo Marino, alla Galleria di Arte Moderna e dal 2010 è custodito al Museo del Novecento di Milano. «Il quarto stato ritrae i lavoratori come un nuovo soggetto politico che con la rivoluzione industriale si affaccia potentemente e che inizia a richiedere una dimensione di futuro. Se dovessimo dipingere quel quadro oggi dovremmo farlo in modo molto diverso, con vestiti diversi, con colore di pelle diversi ma le ragioni per dipingere quel quadro ci sarebbero ancora. Credo che ci siano molte ragioni per dipingere quel quadro ma oggi è molto più difficile dipingerlo. Ma ci sono ragioni profondissime per ridipingere un quadro come quello» ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenendo all'inaugurazione della mostra.
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domenica 1 maggio 2022
1 MAGGIO: GENEALOGIA DI UNA FESTA CONTRO IL LAVORO
Il quarto stato di Giuseppe Pelizza da Volpedo è in mostra nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze dal primo al 30 giugno 2022. Acquisito dal Comune di Milano nel 1920, grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco socialista Emilio Caldara, Il quarto stato è stato esposto a Palazzo Marino, alla Galleria di Arte Moderna e dal 2010 è custodito al Museo del Novecento di Milano. «Il quarto stato ritrae i lavoratori come un nuovo soggetto politico che con la rivoluzione industriale si affaccia potentemente e che inizia a richiedere una dimensione di futuro. Se dovessimo dipingere quel quadro oggi dovremmo farlo in modo molto diverso, con vestiti diversi, con colore di pelle diversi ma le ragioni per dipingere quel quadro ci sarebbero ancora. Credo che ci siano molte ragioni per dipingere quel quadro ma oggi è molto più difficile dipingerlo. Ma ci sono ragioni profondissime per ridipingere un quadro come quello» ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenendo all'inaugurazione della mostra.
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giovedì 30 aprile 2015
SERGIO BOLOGNA: PRIMO MAGGIO, ANCHE I FREELANCE SONO IN FESTA
Sergio Bologna
Il 1 maggio è la festa della dignità del lavoro, di donne e uomini che lavorano, da freelance, da dipendente, da intermittente, in condizione precaria. Tutti, senza distinzioni di contratto. Buon Primo Maggio - Pubblicato su Acta
***
Per più di un secolo il 1 maggio è stato la festa del lavoro. Oggi non è più chiaro se sia ancora una festività o una giornata come le altre. La scelta di inaugurare l’EXPO a Milano il 1 maggio e di fare appello al lavoro gratuito sembra quasi voler intenzionalmente distruggere uno dei simboli della civiltà occidentale.
Il 1 maggio è stata la festa della dignità del lavoro. Era nata da un grande movimento per le otto ore, con scioperi di massa, soprattutto negli Stati Uniti, brutali repressioni poliziesche, impiccagioni d’innocenti accusati di aver fomentato violenze. Alla fine il movimento operaio l’aveva spuntata e certi diritti, certi principi, sono diventati patrimonio comune. Nel secondo dopoguerra era diventata una festa di pace, con manifestazioni gioiose, una festa che accomunava tutti coloro che vivevano di un salario. Poi, dagli Anni 80, il clima è cambiato e il 1 maggio ha rischiato di diventare un rito nostalgico, perché la forma di lavoro subordinato si stava sgretolando, perché le forme di resistenza sindacale del vecchio movimento operaio erano armi spuntate.
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giovedì 1 maggio 2014
OGGI E' IL PRIMO MAGGIO PRECARIO, FESTA DEL REDDITO E DEL NON LAVORO CONTRO IL LAVORO GRATIS
Sono
stati chiamati «sentinelle». Da maggio a dicembre 2015 spunteranno
dappertutto a Milano durante l’Expo. Stazioni, aeroporti, strade e
gli stand del mega evento espositivo, ovunque spunti il brand che
oggi circola negli spot sulla Rai o sulle tazzine del caffè. Sono i
«volontari» targati Expo. Ne servono 475 al giorno, per sei ore a
rotazione, per i sei mesi della durata del «grande evento». Il
modello è quello offerto dalle olimpiadi a Londra nel 2012,
anch’esse sorrette da un esercito di volontari. Oggi a Milano si
parla di 9 mila persone. Per reclutarle è in arrivo un bando.
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BUONA FESTA DEL NON LAVORO, BUKOWSKI!
Il
Console
È
vent'anni che ci manca Charles Bukowski, Henry Hank Chinaski, morto
il 9 marzo 1994.
E
oggi è la 32a festa
del non lavoro, al Forte Prenestino, a Milano c'è l'Euromayday per il reddito, il non lavoro e contro il lavoro gratis all'Expo 2015.
Di
“quel lavoro che ci fate mendicare” e “ci ruba il
tempo e ci saccheggia la vita”.
Quel
lavoro che è sempre meno pagato e più insicuro. Fatto di eterni
ricatti e giochi al ribasso. Diventato tanto scarso, ci fanno
credere, da costringerci al lavoro neo-servile, gratuito: prestazioni
senza retribuzioni. Stage fantasmi e contratti di un giorno. Con
l'ipocrita ed eterna retorica di governi e sindacati, sempre alla
fantomatica ricerca di nuove “riforme del lavoro”: per combattere
la disoccupazione e creare nuovi posti di lavoro.
Mai che si provasse
a garantire un reddito per “un'esistenza libera e dignitosa”,
al di là dell'impiego e dentro le mille forme di attività,
lavoro, produzione, che già riempiono le nostre vite. Disoccupazione
attiva, la chiamava qualcuno, già anni fa, seppure in un senso
più libertario della gabbia che è diventata oggi.
E
allora viene da dire: quanto ci manca, Chinaski!
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