C’è un fantasma che si aggira nel giornalismo italiano. Vive come un
«paria». Per ogni articolo, o lancio d’agenzia, percepisce una manciata
di euro. Talvolta riesce a strappare un contratto di collaborazione, ma
non ha ammortizzatori sociali. Se si ammala. deve lavorare comunque. Se
il suo giornale chiude, dichiara lo stato di crisi o va in fallimento,
la riforma Fornero lo esclude dall’Aspi e dalla mini Aspi,
l’assicurazione una tantum contro la disoccupazione prevista per gli
«atipici», ma non per i giornalisti precari che lavorano da
parasubordinati per una o più testate, molto spesso per anni. Se
desiderano un figlio, oggi le giornaliste non hanno diritto alla
maternità.
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I “paria” del giornalismo chiedono diritti e welfare
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giovedì 11 luglio 2013
I PARIA DEL GIORNALISMO CHIEDONO DIRITTI E WELFARE
giovedì 3 gennaio 2013
IVA PARTY: FESTEGGIA SOLO LA RAI
L'ultimo Natale nelle redazioni Rai è stato più desolante del solito. L'azienda ha obbligato i dipendenti alle ferie forzate per risparmiare sui compensi per le giornate festive. Tra le scrivanie e le consolle audio e video si aggiravano i redattori a partita Iva. I programmi come Ballarò vanno in ferie, i redattori no. Accade 365 giorni all'anno, non solo durante tutte le feste comandate, Capodanno e Ferragosto compresi.
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Roberto Ciccarelli
martedì 20 marzo 2012
IL SENSO PER LA COALIZIONE DEI GIORNALISTI FREELANCE
""Niente paura" sostiene il coordinamento dei giornalisti precari Errori di Stampa: di fare inchiesta - quella, ad esempio sulla "clausola gravidanza Rai"; di fare coalizione con gli altri giornalisti - perché altrimenti nessuno saprebbe che i grandi giornali ricevono oltre 15 milioni di aiuti statali e pagano i freelance poche centinaia di euro al mese o 0,90 euro a riga; di creare coalizioni con gli altri lavoratori indipendenti - perché nessuna "riforma del mercato del lavoro" tutelerà il diritto all'indipendenza di milioni di persone in Italia.
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sabato 17 marzo 2012
GIORNALISTI FREELANCE: SOMMERSI E SALVATI
Sono i "paria" dell'informazione. I dati parlano di una vergogna senza precedenti che si può paragonare senza timore di esagerare, a quella dei caporali che sfruttano la manodopera a giornata. Due euro al pezzo, 5 o dieci. E non importa che si tratti di grandi testate o del giornale di provincia. Il precariato sottopagato non è più limitato al “periodo di prova”, cui segue un’assunzione: può invece durare una vita intera. Scrivere in Italia, la giungla del lavoro immateriale sottopagato, senza diritti, non tutelato:
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Sergio Bologna
giovedì 23 febbraio 2012
GIORNALISTI FREELANCE NELLA GIUNGLA DELLA CAPITALE
Roma è la giungla del lavoro immateriale sottopagato, senza diritti, non tutelato. Lontanissima dall'immagine della capitale dormiente e assistita, ministeriale e mollacciona, dei film di Alberto Sordi, nel racconto che ne fanno i giornalisti precari del coordinamento romano "Errori di stampa", la Capitale vive sospesa nella zona grigia tra lavoro dipendente e indipendente.
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Sergio Bologna
mercoledì 22 febbraio 2012
LA PARTITA IVA E LA RAI: UNA LUNGA STORIA
Il blitz del coordinamento dei giornalisti freelance «Errori di Stampa» è riuscito. Colpita in pieno volto dalla notizia sulla clausola maternità inserita nei contratti di consulenza per i collaboratori esterni, la Rai ne aveva negato l'esistenza ma poi, con un intervento del direttore generale Lorenza Lei, ieri ha ammesso di «non avere nessuna difficoltà ad eliminarla».
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lunedì 20 febbraio 2012
Non partoriRAI: bufera sulla maternità precaria
Donna, giornalista, precaria. Alla Rai la sua vita è un trattato di funambolismo. Per lavorare all’ombra del cavallo di Viale Mazzini ha dovuto aprire una partita Iva e versare 600 euro all’anno al commercialista. 1200 è, in media, il reddito mensile per una collaborazione che dura per un ciclo di trasmissioni. Salvo poi scoprire una «clausola gravidanza» al punto 10 del contratto di consulenza che l’azienda offre a tutti i collaboratori esterni. Se questa lavoratrice dovesse restare incinta, o affrontare un infortunio o una malattia, la Rai si riserva il diritto di dedurre «i compensi relativi alle prestazioni non effettuate», oltre a quello di rescindere il contratto «senza alcun compenso o indennizzo».
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sabato 18 febbraio 2012
IL NUOVO MUTUALISMO
In Italia, un terzo della forza lavoro attiva (7 milioni di persone) è senza tutele previdenziali ed assicurative. Una situazione drammatica che ricorda quella di fine Ottocento quando donne e bambini, giovani e anziani costruirono un movimento basato sulla solidarietà. Fu l'inizio del movimento operaio basato sul mutuo soccorso, le leghe di resistenza, la cooperazione, le case del popolo, il partito di massa. Oggi sono i lavoratori indipendenti a volersi organizzare. Estranei alla deriva burocratica, politicista e statalista della sinistra e del movimento operaio novecentesco, gli indipendenti riscoprono le aspirazioni auto-gestionarie, il radicalismo democratico, l'autonomia della società.
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